L’anzianità contributiva è uno dei requisiti essenziali per accedere alle prestazioni pensionistiche nel sistema previdenziale italiano. Si tratta del periodo durante il quale un lavoratore ha versato contributi obbligatori o figurativi all’INPS o ad altre gestioni previdenziali, e ha un impatto diretto sia sull’accesso alla pensione sia sull’importo dell’assegno pensionistico.
Comprendere come si calcola l’anzianità contributiva è fondamentale per pianificare il proprio futuro previdenziale, sapere quando si potrà andare in pensione e con quale importo.
Cos’è l’anzianità contributiva
Per anzianità contributiva si intende il numero di settimane o anni di contributi previdenziali versati durante la carriera lavorativa. Include:
- Contributi obbligatori da lavoro dipendente o autonomo;
- Contributi figurativi, accreditati per eventi come maternità, malattia o disoccupazione;
- Contributi volontari versati dal lavoratore per integrare la propria posizione assicurativa.
L’anzianità contributiva è quindi il parametro base per determinare il diritto alla pensione e per calcolare l’importo spettante, in base al sistema retributivo, contributivo o misto.
Come si calcola l’anzianità contributiva
1. Contributi settimanali
L’anzianità si esprime in settimane contributive. Un anno lavorativo completo dà diritto a 52 settimane. Ai fini dell’accredito:
- Lavoratori dipendenti: la settimana è valida se la retribuzione è almeno pari al 40% del trattamento minimo mensile INPS;
- Lavoratori autonomi e parasubordinati: i contributi sono calcolati in base al reddito dichiarato e ai parametri INPS previsti.
2. Contributi figurativi
Sono riconosciuti anche in assenza di attività lavorativa, per periodi coperti da:
- Maternità obbligatoria e facoltativa;
- Malattia e infortunio;
- Servizio militare o civile sostitutivo;
- Disoccupazione indennizzata (NASpI, Dis-Coll).
3. Eventuali contributi volontari o da riscatto
Il lavoratore può richiedere il riscatto di periodi scoperti, come:
- Periodi di laurea;
- Servizi prestati in altri regimi;
- Interruzioni volontarie per motivi familiari o personali.
Anzianità contributiva e pensione: perché è importante
L’anzianità contributiva influisce su:
- Accesso alla pensione di vecchiaia: serve un minimo di 20 anni di contributi (salvo deroghe) e un’età anagrafica variabile in base alle tabelle INPS aggiornate all’aspettativa di vita;
- Accesso alla pensione anticipata: prevista a prescindere dall’età anagrafica, con almeno:
- 42 anni e 10 mesi per gli uomini
- 41 anni e 10 mesi per le donne
- Importo della pensione: l’anzianità determina il montante contributivo o la quota retributiva dell’assegno, a seconda del sistema applicato (retributivo, misto o contributivo puro).
Requisiti aggiornati per la pensione
Pensione di vecchiaia
- Anzianità minima contributiva: 20 anni
- Età anagrafica: attualmente 67 anni (adeguata all’aspettativa di vita)
Pensione anticipata ordinaria
- Non è richiesto un limite di età;
- Requisito contributivo:
- 42 anni e 10 mesi per uomini
- 41 anni e 10 mesi per donne
Questi requisiti possono variare in base a futuri aggiornamenti legislativi.
Altri benefici legati all’anzianità contributiva
- Pensione ai superstiti: richiede almeno 15 anni di contributi o 5 anni, di cui 3 negli ultimi 5 anni.
- Pensione di invalidità: con requisiti variabili in base al grado di inabilità.
- Ape Sociale, Quota 103, Opzione Donna: strumenti di uscita anticipata che richiedono soglie contributive specifiche.