Gli aumenti periodici di anzianità, comunemente chiamati scatti di anzianità, sono aumenti di retribuzione riconosciuti ai lavoratori in relazione all’anzianità di servizio. Questi aumenti, previsti dai contratti collettivi, rappresentano un riconoscimento per l’esperienza maturata dal lavoratore all’interno dell’azienda e per il contributo che ha apportato nel corso degli anni.
Maturazione e importo
Gli scatti di anzianità maturano generalmente ogni due o tre anni (a seconda del contratto collettivo) e comportano un aumento della retribuzione di riferimento. L’importo di tale aumento è stabilito dal CCNL, così come il numero massimo di scatti che si possono ottenere.
Calcolo e tassazione
L’importo erogato a titolo di aumento periodico di anzianità concorre alla formazione della base imponibile per il calcolo dei contributi di assistenza e previdenza sociale, nonché alla formazione del reddito di lavoro dipendente. L’imposta, poi, dovrà essere determinata in modo ordinario, applicando le aliquote per scaglioni di reddito in vigore nell’anno di erogazione. Tale importo concorre anche alla determinazione della retribuzione utile al calcolo del TFR.
Anzianità di servizio
L’anzianità di servizio inizia a maturare con l’esecuzione del contratto di lavoro e termina con la cessazione del rapporto lavorativo. Alcuni contratti collettivi fanno dipendere gli scatti all’anzianità di servizio riferita al lavoro realmente prestato, mentre altri computano, ai fini di tali aumenti, anche le assenze del dipendente dovute a malattie, aspettative, congedi e infortuni.
Nullità di alcune clausole
Sono da considerarsi nulli i contratti che fanno decorrere la maturazione degli aumenti periodici di anzianità al compimento di una certa età minima.