
Ti sei mai chiesto cosa vuol dire davvero “erga omnes” e perché se ne parla spesso quando si tratta di contratti collettivi? In questo articolo ti spieghiamo tutto in modo chiaro e pratico, partendo dal significato giuridico del termine fino alle implicazioni concrete nel diritto del lavoro italiano. Spoiler: non tutti i contratti collettivi si applicano a tutti i lavoratori, e c’entra l’articolo 39 della Costituzione.
“Erga Omnes”: significato e differenze con “inter partes”
“Erga omnes” è un’espressione latina che significa “nei confronti di tutti”. In pratica, una norma o un atto con efficacia erga omnes vincola tutti i soggetti, anche quelli che non hanno partecipato direttamente alla sua stipula. Il contrario è “inter partes”, dove gli effetti si applicano solo ai soggetti firmatari.
Un esempio concreto?
- Una legge dello Stato ha effetto erga omnes: vale per tutti.
- Un contratto tra due persone o due aziende, invece, è inter partes: vincola solo i firmatari.
Erga omnes e contratti collettivi di lavoro: cosa succede in Italia
In ambito lavorativo, il concetto di erga omnes è centrale quando si parla di contratti collettivi nazionali di lavoro (CCNL). Ma attenzione: in Italia, i contratti collettivi non hanno efficacia erga omnes, cioè non si applicano automaticamente a tutti i lavoratori di un settore. E questo perché?
Perché non è mai stata attuata la parte dell’art. 39 della Costituzione che prevede la registrazione dei sindacati e l’obbligo di applicare i contratti collettivi firmati da quelli “registrati” a tutti i lavoratori del settore.
Art. 39 Costituzione, comma 4: “I contratti collettivi di lavoro hanno efficacia obbligatoria per tutti gli appartenenti alle categorie alle quali il contratto si riferisce, se stipulati da organizzazioni sindacali registrate”.
Niente registrazione dei sindacati = niente efficacia erga omnes.
Quindi, a chi si applicano i contratti collettivi oggi?
Oggi un CCNL:
- vincola solo i datori di lavoro e i dipendenti iscritti ai sindacati firmatari;
- può essere applicato volontariamente anche a chi non è iscritto, se il datore di lavoro lo sceglie come riferimento contrattuale.
In pratica, molti datori di lavoro lo indicano nella lettera di assunzione o lo applicano di fatto, seguendo le tabelle retributive, gli scatti di anzianità, le ferie, ecc. In questo modo, il contratto collettivo diventa il riferimento per tutti i lavoratori dell’azienda.
Parità di trattamento e contratti pirata
Uno dei problemi principali legati alla mancata efficacia erga omnes è il rischio di disparità di trattamento tra i lavoratori, ad esempio tra chi è coperto da un CCNL e chi no.
La giurisprudenza è intervenuta più volte per dire che, anche in assenza di efficacia erga omnes, il principio di parità di trattamento va comunque rispettato. Insomma: a parità di mansioni, i lavoratori devono essere trattati allo stesso modo.
Un altro effetto collaterale? I famigerati “contratti pirata”, cioè contratti collettivi firmati da sindacati poco rappresentativi o “di comodo” che prevedono condizioni peggiorative per i lavoratori. Questo fenomeno è possibile proprio perché non c’è una legge che stabilisce quali sindacati possono stipulare contratti validi per tutti.
In sintesi: cosa deve sapere un datore di lavoro o un lavoratore
- I contratti collettivi non sono obbligatori per tutti, ma possono diventarlo per scelta del datore di lavoro o se specificato nel contratto individuale.
- Applicare un CCNL “giusto” è importante per evitare contenziosi e rispettare la parità di trattamento.
- Serve attenzione per non cadere nella trappola dei contratti pirata e garantire condizioni di lavoro dignitose.