
Hai mai pensato di inserire il TFR ogni mese direttamente in busta paga? Attenzione: non è una pratica permessa dalla legge e può costare caro. L’Ispettorato Nazionale del Lavoro (INL), con la nota n. 616 del 3 aprile 2025, ha chiarito una volta per tutte che anticipare mensilmente il TFR è vietato, e chi lo fa rischia sanzioni amministrative pesanti.
Scopriamo insieme cosa prevede davvero la normativa sul pagamento del TFR e cosa può succedere in caso di controlli.
TFR in busta paga ogni mese: cosa dice la legge?
Il TFR (Trattamento di Fine Rapporto), secondo l’art. 2120 del Codice Civile, matura ogni mese ma viene corrisposto solo alla fine del rapporto di lavoro, salvo alcune eccezioni ben precise (come spese sanitarie o acquisto della prima casa).
La legge non consente di includere il TFR mensilmente in busta paga, a meno che non ci siano condizioni specifiche previste dal contratto collettivo nazionale o da una normativa straordinaria come accadde (senza grande successo) con la legge 190/2014.
Quali sono i rischi per l’azienda?
Se l’Ispettorato del Lavoro scopre che stai pagando il TFR mensilmente in busta paga, scattano subito le verifiche. Ecco cosa succede:
- Scatta la “prescrizione” ex art. 14 D.Lgs. 124/2004: l’ispettore invita l’azienda a regolarizzare la posizione entro un termine.
- Se non lo fai, arriva una sanzione amministrativa da 500 a 3.000 euro, non diffidabile.
- Le somme versate come TFR mensile vengono considerate normale retribuzione e quindi soggette a tassazione ordinaria e contribuzione INPS, senza il beneficio della tassazione separata.
Inoltre, se sei un’azienda con più di 50 dipendenti, hai l’obbligo di versare la quota di TFR ad un Fondo privato o, in mancanza, al Fondo di Tesoreria INPS. Saltare questo obbligo comporta ulteriori sanzioni.
Quando è possibile chiedere l’anticipo del TFR?
L’anticipo TFR è consentito solo in alcune situazioni:
- Spese sanitarie per terapie o interventi certificati dal SSN.
- Acquisto prima casa per sé o per i figli.
- Congedi parentali o per formazione (legge 53/2000).
Può essere richiesto una sola volta, dopo almeno 8 anni di anzianità presso lo stesso datore di lavoro, e non può superare il 70% del TFR maturato.
Ogni anno, l’azienda può accogliere le richieste entro i limiti del 10% degli aventi diritto o del 4% del totale dei dipendenti.
Accordi individuali e contrattazione collettiva: si può stabilire il TFR mensile?
No. Un accordo individuale non può prevedere la mensilizzazione del TFR futuro. Quella quota non è ancora maturata, e quindi non è disponibile per il lavoratore.
Anche la contrattazione collettiva può migliorare le condizioni per chiedere l’anticipo, ma non può cambiare le regole di fondo: il TFR non si paga mese per mese.
Il TFR resta un diritto, ma va gestito con le giuste regole
Il Trattamento di Fine Rapporto è un diritto fondamentale dei lavoratori, ma anticiparlo ogni mese è un errore che può costare caro. Le aziende devono attenersi alle regole previste dalla normativa e dai contratti collettivi, altrimenti rischiano multe, controlli e oneri contributivi inattesi.
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